Un dibattito antichissimo e che probabilmente non troverà mai un punto d’incontro tra le varie fazioni, ma che è giusto che vada avanti perché la scienza non si ferma e, anche su questo tema, ci può dire sempre qualcosa di nuovo e di costruttivo da aggiungere ad una storia fatta di tanti capitoli.
Riguarda il consumo di vino, “demonizzato” da alcuni e fortemente difeso da altri, argomento che “scalda” ancora di più in un periodo in cui un prodotto trainante di tante economie importanti, Italia e Francia in primis, è in calo, portato giù anche dai nuovi stili salutistici che sembrano cancellare con un colpo di spugna qualcosa che fa parte della storia dei popoli e che è sinonimo di cultura, paesaggio e valori territoriali. Eppure, come quasi sempre accade, ci sono anche le mezze misure che, la maggior parte delle volte, rappresentano la strada che porta al buonsenso. L’Unione Europea è il maggior produttore mondiale di vino ma, proprio a livello continentale, questo viene sovente accusato, da più parti, di fare male alla salute, indifferentemente dalle quantità assunte.